Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: Il reato di incendio boschivo di cui all'art. 424 c.p. sussiste anche quando l'imputato, proprietario di terreni confinanti, appicca il fuoco a piante e alberi presenti nella proprietà altrui, determinando un concreto pericolo di incendio, in particolare in zone rurali e durante la stagione estiva, a prescindere dall'effettivo danneggiamento causato. In tali casi, l'esimente della particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p. non può essere riconosciuta, in ragione del grave e attuale pericolo per la pubblica incolumità derivante dalla condotta, a prescindere dall'entità del danno materiale effettivamente cagionato. La valutazione della credibilità delle testimonianze della persona offesa e dei suoi familiari, nonché dell'attendibilità delle prove fotografiche e testimoniali a discarico, rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, il cui giudizio non può essere sindacato in sede di legittimità se sorretto da motivazione logica e immune da vizi logici o travisamenti della prova.