Corte d'appello civile Roma sentenza n. 1057 del 17 marzo 2023

Massima

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Il riconoscimento del superiore inquadramento professionale di un lavoratore, in assenza di prova di un intento persecutorio unificante, non legittima di per sé il risarcimento del danno alla professionalità, dovendo il lavoratore fornire specifica prova del danno subito, anche attraverso presunzioni, in relazione alla qualità e quantità dell'esperienza lavorativa pregressa, al tipo di professionalità colpita, alla durata del demansionamento e alle altre circostanze del caso concreto. Inoltre, la mera difficoltà di coordinamento del personale subordinato, in assenza di una condotta datoriale mirata a emarginare, mortificare o allontanare definitivamente il lavoratore, non integra gli estremi del mobbing, così come l'episodio isolato di aggressione verbale e fisica, pur se sgradevole, non è sufficiente a configurare una fattispecie di straining, in mancanza della prova di un carattere sistematico e di un intento persecutorio unificante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
CORTE DI APPELLO DI ROMA
SEZIONE CONTROVERSIE LAVORO, PREVIDENZA E ASSISTENZA OBBLIGATORIA
La Corte, composta dai seguenti magistrati:
Dott. Stefano Scarafoni - Presidente
Dott.ssa Maria Antonia Garzia - Consigliere rel.
Dott.ssa Sabrina Mostarda - Consigliere
ha pronunciato, mediante lettura del dispositivo, all'udienza del 10/03/2023 la seguente
SENTENZA
nella controversia in materia di lavoro in grado di appello iscritta al n. 2600 del Ruolo Generale Affari Contenziosi dell'anno 2020 vertente
TRA
(...) rappresentato e difeso come in atti dall'Avv. IM.RA. elettivamente domiciliati in VIA (...) ROMA
APPELLANTE E APPELLATO INCIDENTALE
E
(...) SPA rappresentati e difesi come in atti dall'avv. RO.FR. elettivamente domiciliati in VIA (...) ROMA
APPELLATO E APPELLANTE INCIDENTALE
E
(...) SRL
APPELLATO CONTUMACE
OGGETTO: appello avverso la sentenza emessa dal T…

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