Il diniego di condono edilizio è legittimo quando le opere realizzate costituiscono nuova costruzione ad uso non residenziale, in quanto la sanatoria ai sensi dell'art. 32 della legge n. 326/2003 è ammessa solo per gli interventi di nuova costruzione di tipo residenziale, a prescindere dalla volumetria dell'intervento abusivo. Pertanto, il mero decorso del termine di ventiquattro mesi previsto dalla legge per la formazione del silenzio-assenso non è di per sé sufficiente a determinare il conseguimento del titolo edilizio abilitativo, essendo necessario anche il rispetto dei requisiti sostanziali previsti dalla normativa, tra cui la destinazione residenziale dell'immobile. L'ordine di demolizione delle opere abusive costituisce un provvedimento vincolato e doveroso per l'amministrazione, che non richiede una specifica motivazione sulla sussistenza di un interesse pubblico concreto ed attuale, né una comparazione con gli interessi privati coinvolti, in quanto l'interesse pubblico alla repressione dell'abuso edilizio è in re ipsa. Inoltre, l'omessa indicazione nell'ordinanza di demolizione della precisa superficie dell'area da acquisire al patrimonio comunale in caso di inottemperanza non comporta l'illegittimità del provvedimento, essendo sufficiente che tale acquisizione sia prevista dalla legge come conseguenza dell'inottemperanza all'ordine impartito.