Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il divieto di rinnovo tacito dei contratti pubblici di servizi, lavori e forniture, previsto dall'art. 57, comma 7, del D.Lgs. n. 163/2006, ha portata generale e si applica anche alle concessioni di servizi pubblici, in quanto attuativo di un vincolo comunitario discendente dal Trattato CE. Tale divieto opera indipendentemente dalla previsione di un rinnovo tacito nel contratto, essendo incompatibile con i principi di imparzialità e buon andamento dell'azione amministrativa, che impongono la preventiva valutazione dell'interesse pubblico a contrattare. Pertanto, il contratto di concessione di servizio pubblico, anche se contenente una clausola di rinnovo tacito, è da ritenersi inefficace allo scadere del termine originariamente pattuito. Inoltre, l'art. 38 del D.Lgs. n. 163/2006, che disciplina i requisiti di ordine generale per la partecipazione alle procedure di affidamento di appalti e concessioni, costituisce norma imperativa di carattere generale, applicabile anche alle concessioni di servizi pubblici. Ciò in quanto le ragioni poste alla base del possesso di tali requisiti, volte a garantire l'affidabilità morale e professionale dell'operatore economico, nonché la sua solvibilità e solidità finanziaria, trovano applicazione anche per le concessioni, a tutela del buon andamento dell'azione amministrativa. Di conseguenza, la stazione appaltante non può arbitrariamente limitare l'applicazione di tali requisiti, essendo tenuta a verificarne il possesso in capo a tutti i partecipanti alla procedura di affidamento.