Cassazione penale Sez. V sentenza n. 17842 del 28 aprile 2023

ECLI:IT:CASS:2023:17842PEN

Massima

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Il riconoscimento della continuazione tra reati associativi di tipo mafioso e reati-fine richiede che il condannato alleghi elementi specifici e concreti dai quali possa desumersi che egli, fin dall'inizio, abbia deliberato, almeno nelle sue linee essenziali, tutti i reati come parte di un medesimo disegno criminoso. Non è sufficiente il mero riferimento a indici quali la contiguità cronologica degli addebiti, l'identità dei titoli di reato e altri similari, in quanto sintomatici non di attuazione di un progetto criminoso unitario, quanto piuttosto di un'abitualità criminosa e di scelte di vita ispirate alla sistematica e contingente consumazione di illeciti. Pertanto, il riconoscimento della continuazione tra reati associativi e reati-fine è escluso quando i reati-fine successivi siano collegati a fatti contingenti e non possano essere considerati parte dell'originario disegno criminoso, almeno nelle sue linee essenziali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GUARDIANO Alfredo - Presidente

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangel - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 23/05/2022 della CORTE di APPELLO di CATANZARO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CIRILLO PIERANGELO;
letta la requisitoria a firma del Sostituto Procuratore Generale Dott. ANGELILLIS CIRO, che ha chiesto di annullare con rinvio l'ordinanza impugnata.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza dell'8 giugno 2020, il Giudice per le indagini preliminari del Tri…

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