La sospensione dell'obbligo di leva militare, a seguito della riforma normativa, non comporta l'abolizione del reato di mancata prestazione del servizio militare, ma la sola modifica della relativa disciplina sanzionatoria, con conseguente applicazione del principio di retroattività della legge penale più favorevole ai sensi dell'art. 2, comma 4, c.p., senza che ciò determini la revoca della sentenza di condanna già definitiva ai sensi dell'art. 673 c.p.p. La sentenza di condanna per il reato di mancata prestazione del servizio militare, pronunciata prima della riforma che ha sospeso l'obbligo di leva, non può essere revocata in esecuzione ai sensi dell'art. 673 c.p.p., nonostante la nuova disciplina sia più favorevole al reo, in quanto la fattispecie penale non è stata abolita ma solo riformata, con conseguente applicazione del principio di retroattività della legge penale più favorevole di cui all'art. 2, comma 4, c.p. La sospensione dell'obbligo di leva, infatti, non comporta l'abolizione del reato, ma la sola modifica della relativa disciplina sanzionatoria, senza che ciò possa determinare la revoca della sentenza di condanna già definitiva. La giurisprudenza di legittimità ha infatti affermato che la normativa attualmente vigente, pur essendo più favorevole rispetto alla precedente, non attualizza più l'obbligatorietà penalmente sanzionata dei precedenti paradigmi legislativi, ma richiama l'applicazione dell'art. 2, comma 4, c.p. e non del comma 2 dello stesso articolo, relativo all'abolizione del reato. Pertanto, la sentenza di condanna definitiva non può essere revocata in esecuzione ai sensi dell'art. 673 c.p.p., in quanto la fattispecie penale non è stata abolita, ma solo riformata in senso più favorevole al reo.