La determinazione dell'indennità di espropriazione per pubblica utilità rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, in quanto attiene alla quantificazione di una somma di denaro dovuta al proprietario espropriato, la cui liquidazione non richiede alcun apprezzamento discrezionale da parte della pubblica amministrazione, essendo vincolata a precisi presupposti normativi. Pertanto, il silenzio serbato dalla Commissione Provinciale per gli Espropri sulla richiesta del privato di determinare l'indennità definitiva di espropriazione non è impugnabile davanti al giudice amministrativo mediante il rimedio del silenzio-rifiuto, difettando la giurisdizione di quest'ultimo in tale ambito. La controversia sulla determinazione dell'indennità di espropriazione è devoluta alla competenza funzionale della Corte d'Appello nel cui distretto si trova il bene espropriato, secondo il rito sommario di cognizione previsto dall'art. 29 del d.lgs. n. 150/2011, in attuazione di quanto disposto dall'art. 54, comma 1, del d.P.R. n. 327/2001. Il giudice amministrativo, in tali ipotesi, è privo di giurisdizione in quanto la posizione soggettiva azionata dal privato si configura in termini di diritto soggettivo e non di interesse legittimo, essendo la determinazione dell'indennità vincolata a precisi parametri normativi e non richiedendo alcun apprezzamento discrezionale da parte della pubblica amministrazione.