Cassazione penale Sez. II sentenza n. 1421 del 11 gennaio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:1421PEN

Massima

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Il reato di detenzione illegale di arma comune da sparo e quello di detenzione di arma clandestina, in quanto privi dei contrassegni di identificazione, costituiscono un concorso formale di reati, non essendo il primo assorbito dal secondo, in quanto le relative norme perseguono distinte finalità di tutela: la prima mira a consentire all'autorità competente di conoscere tempestivamente l'esistenza delle armi e i luoghi ove sono custodite, nonché le persone che le detengono, mentre la seconda è volta a prevenire ed eliminare la presenza nel territorio dello Stato di armi prive di contrassegni di identificazione e, come tali, non suscettibili di controllo circa la loro provenienza. Inoltre, il possesso di un'arma clandestina integra di per sé la prova del delitto di ricettazione, essendo l'abrasione del numero di matricola chiaramente finalizzata ad impedire l'identificazione dell'arma, la quale è modificata sostanzialmente e privata di numero e dei contrassegni previsti dalla legge, circostanza che dimostra, in mancanza di elementi contrari, il proposito di occultamento del possessore e la consapevolezza dello stesso della provenienza illecita dell'arma. Il giudice di merito, nel negare le attenuanti generiche, non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi prospettati dall'imputato, essendo sufficiente che egli spieghi e giustifichi l'uso del potere discrezionale conferitogli dalla legge con l'indicazione delle ragioni ostative alla concessione e delle circostanze ritenute di preponderante rilievo, come la gravità del fatto e i precedenti penali dell'imputato. Infine, la determinazione della misura della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale assolve adeguatamente all'obbligo di motivazione con l'enunciazione, anche sintetica, della valutazione di uno o più dei criteri indicati nell'articolo 133 del codice penale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. RIZZO ((omissis)) - Presidente

Dott. FIANDANESE Franco - Consigliere

Dott. BANDINI Gianfranco - Consigliere

Dott. ZAPPIA Pietro - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

GI. Lu., nato a (OMESSO) il (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Napoli, sezione 6 penale, in data 25.2.2003;

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal Consigliere Dott. DAVIGO Piercamillo;

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, Dott. GIALANELLA Antonio, il quale ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.

MOT…

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