Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25018 del 25 giugno 2024

ECLI:IT:CASS:2024:25018PEN

Massima

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Il diritto di critica, quale esimente della diffamazione, postula il rispetto del limite della continenza, che impone l'utilizzo di una forma espositiva corretta, strettamente funzionale alla finalità di disapprovazione, senza tramodare in una gratuita e immotivata aggressione dell'altrui reputazione. Pertanto, l'impiego di espressioni oggettivamente offensive, anche se volte a censurare il comportamento professionale della persona offesa, è legittimo solo ove tali termini siano insostituibili nella manifestazione del pensiero critico, in quanto privi di adeguati equivalenti. Inoltre, la causa di non punibilità dello stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui, prevista dall'art. 599 c.p., ricorre solo quando il fatto offensivo rappresenti una reazione immediata al fatto ingiusto, in termini di reale contiguità temporale, escludendosi che il fatto ingiusto altrui diventi mero pretesto per un'aggressione alla sfera morale dell'offeso, da consumare nei tempi e con le modalità ritenute più favorevoli.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da

Dott. PEZZULLO Rosa - Presidente

Dott. MASINI Tiziano - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

Dott. FRANCOLINI Giovanni - Consigliere

Dott. CARUSILLO Elena - Relatore

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto nell'interesse di
Mo.Mi., nata ad A il (Omissis)
avverso la sentenza del 22/06/2023 della Corte d'appello di Venezia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
sentita la relazione svolta dal consigliere dott.ssa Elena Carusillo;
lette le conclusioni formulate dal Pubblico Ministero, nella persona del Sostituto Procuratore generale dott. Ferdinando Lignola, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
letta la memoria di replica formulata in data 28/02/2024 dal difensore dell'imputata, avv. Cesare Dal Maso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il difens…

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