Il termine per il rinnovo del permesso di soggiorno previsto dall'art. 13, comma 2, del D.Lgs. n. 286/1998 non ha carattere perentorio, essendo sufficiente che la relativa istanza sia presentata prima dell'adozione del provvedimento di espulsione. Inoltre, ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno, rileva non tanto il fatto della percezione attuale di un reddito, quanto il valore sintomatico di una fattispecie che consenta, anche in futuro, al cittadino straniero di godere di una autonoma fonte di sostentamento; pertanto, l'Amministrazione deve adottare un atteggiamento elastico in ordine al mancato possesso dei requisiti reddituali laddove il cittadino straniero abbia dimostrato di aver conseguito un rapporto di lavoro che, in via prognostica, appaia idoneo al suo mantenimento, anche se formalizzato senza titolo di soggiorno valido o ricevuta attestante la richiesta di rinnovo, posto che le uniche norme esistenti in materia non disciplinano il valore del contratto di lavoro, bensì esclusivamente il comportamento del datore di lavoro che lo assuma egualmente, con ciò meritando l'applicazione della sanzione penale di cui al comma 12 dell'art. 22 D.Lgs. n. 163/1998.