Cassazione penale Sez. II sentenza n. 20183 del 16 maggio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:20183PEN

Massima

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Il rapporto di fiducia instaurato dall'agente con la persona offesa, anche in assenza di un vincolo di subordinazione o dipendenza diretta, può integrare l'aggravante di cui all'art. 61, n. 11 c.p. quando tale rapporto agevoli la commissione del reato, anche se il rapporto fiduciario sia cessato al momento della condotta delittuosa, purché l'agente si avvalga ancora degli effetti favorevoli precostituitisi durante il pregresso rapporto. Pertanto, l'aggravante è configurabile anche quando il soggetto attivo, pur non svolgendo più attività di volontariato presso l'ente di riferimento, continui a sfruttare il pregresso rapporto di fiducia instaurato con le vittime per commettere il reato, traendo profitto dalla credibilità e dall'affidamento di cui godeva in precedenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GALLO Domenico - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Consigliere

Dott. VERGA Giovanna - rel. Consigliere

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 2756/2010 CORTE APPELLO di MILANO, del 23/09/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/02/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. VERGA GIOVANNA;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DELEHAYE Enrico, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con sentenza in data 23 settembre 2014 la corte d'appello di Milano confermava la sentenza emessa dal locale tr…

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