Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il giudicato formatosi su una precedente pronuncia giurisdizionale che ha annullato l'aggiudicazione di una gara d'appalto copre il dedotto e il deducibile, anche le questioni rilevabili d'ufficio, e non può essere superato da mutamenti legislativi o giurisprudenziali sopravvenuti. Pertanto, l'amministrazione è tenuta a dare esecuzione al giudicato, senza poter riesaminare questioni già decise, come la possibilità di ammettere il concorrente escluso sulla base della mera indicazione di voler subappaltare alcune lavorazioni. Inoltre, la domanda di risarcimento danni per la mancata aggiudicazione è inammissibile e infondata, in quanto l'esclusione non è stata determinata da un provvedimento amministrativo illegittimo, ma dall'esecuzione di una sentenza, e i concorrenti non potevano confidare incolpevolmente nella legittimità del chiarimento poi annullato. Il giudicato, infatti, copre anche le questioni rilevabili d'ufficio, come l'eventuale nullità del bando per contrasto con l'art. 46 del previgente codice dei contratti pubblici, che risulta comunque tardivamente dedotta.