Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è che il rispetto del giudicato e della certezza giuridica, tutelati dall'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, impongono che l'amministrazione non possa rimettere in discussione, attraverso l'esercizio del potere di autotutela, una decisione giurisdizionale definitiva che abbia riconosciuto un diritto in favore del privato. L'annullamento in autotutela di un atto amministrativo, a distanza di anni dalla sua adozione e in violazione di un consolidato e legittimo affidamento del privato, integra una violazione del diritto al giusto processo e del principio della certezza giuridica, rendendo illusorio il diritto di accesso ad un tribunale. Pertanto, l'amministrazione non può esercitare il potere di autotutela in modo da privare di effettività una pronuncia giurisdizionale definitiva che abbia riconosciuto un diritto in favore del privato, salvo che sussista un preminente interesse pubblico, ulteriore rispetto al mero ripristino della legalità, che giustifichi l'annullamento d'ufficio dell'atto, adeguatamente motivato. In tali casi, l'amministrazione è tenuta a conformarsi alla decisione del giudice europeo che abbia accertato la violazione del diritto al giusto processo e della certezza giuridica, adottando tutte le misure necessarie per ripristinare la situazione in cui si sarebbe trovato il privato in assenza della violazione.