Tribunale Amministrativo Regionale Veneto - Venezia sentenza n. 360 del 2018

ECLI:IT:TARVEN:2018:360SENT

Massima

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Il potere di pianificazione urbanistica del Comune, esercitato attraverso l'adozione del Piano di Assetto del Territorio (PAT) e del Piano degli Interventi (PI), è espressione di una discrezionalità ampia e generale, che si estende alla determinazione delle destinazioni d'uso del territorio, all'individuazione delle aree edificabili e alla definizione dei relativi indici edificatori, nonché all'applicazione degli istituti perequativi e compensativi previsti dalla legge regionale. Tale discrezionalità, pur non essendo illimitata, è sindacabile dal giudice amministrativo solo in caso di manifesta irragionevolezza, illogicità o contraddittorietà delle scelte pianificatorie, non ravvisabili nel caso di specie. In particolare, l'istituto della perequazione urbanistica, disciplinato dall'art. 35 della legge regionale n. 11/2004, non richiede necessariamente la pluralità di proprietà nell'ambito dell'area edificabile, ma è applicabile in via generale al fine di assicurare il contemperamento tra il vantaggio derivante al privato dall'edificazione e l'interesse pubblico al reperimento di aree per servizi e standard urbanistici. I criteri e le modalità per l'applicazione della perequazione sono rimessi alla discrezionalità del Comune nell'ambito del Piano degli Interventi, senza che il proprietario possa pretendere una specifica disciplina o contestare la quota perequativa imposta, se non in caso di manifesta irragionevolezza. Analogamente, le scelte relative alla delimitazione delle aree edificabili, all'individuazione delle superfici da destinare a standard urbanistici e alla determinazione dei parametri edificatori rientrano nella discrezionalità pianificatoria del Comune, sindacabile solo in presenza di evidenti vizi di illogicità o irrazionalità. Inoltre, il mancato inserimento di un'area nel tessuto urbano consolidato non incide sulla capacità edificatoria della stessa, attribuita dal PAT, e non determina quindi alcuna lesione degli interessi del proprietario. Infine, l'accordo procedimentale di cui all'art. 6 della legge regionale n. 11/2004 è finalizzato a garantire la condivisione e l'attuabilità di alcune scelte urbanistiche, ma presuppone la comune volontà delle parti, sicché il Comune non può essere obbligato ad accettare le condizioni proposte dal privato, se queste risultano in contrasto con l'interesse pubblico, come nel caso di aree classificate a pericolosità idraulica media e quindi inidonee alla cessione.

Sentenza completa

Pubblicato il 04/04/2018

N. 00360/2018 REG.PROV.COLL.

N. 01368/2004 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto

(Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1368 del 2004, integrato da motivi aggiunti, proposto da:
Paolo Fochesato, Luigino Fochesato, Tomaso Fochesato, Rosa Lucia Fochesato, Maria Elisa Fochesato, Armida Regina Fochesato, Giorgio Fochesato, Giuseppe Fochesato, Antonio Fochesato, Anna Teresa Fochesato, in qualità di eredi di Bortolo Fochesato, deceduto in corso di giudizio, Elisabetta Fochesato, Silvana Veronica Fochesato, Maria Fochesato e Ivana Ciscato, rappresentati e difesi dagli avvocati Antonio Sartori, Giovanni Trivellato, con domicilio eletto presso lo studio dell’avv. Antonio Sartori in Venezia, San Polo, 2988;

contro

Regione Veneto in per…

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