L'ordinanza di demolizione di opere edilizie abusive non richiede una particolare motivazione quando l'abuso è stato commesso in tempi recenti, ma quando l'abuso risale a diversi anni fa, la pubblica amministrazione deve evidenziare le ragioni che impongono comunque la demolizione, al fine di contemperare l'interesse pubblico all'ordinato assetto del territorio con l'affidamento maturato dai proprietari. Tuttavia, tale bilanciamento non può essere operato quando l'abuso edilizio è di particolare gravità, come nel caso di un edificio di tre piani con una superficie di circa 220 mq e un volume di circa 2050 mc, in quanto in tali ipotesi l'interesse pubblico alla legalità urbanistica prevale sull'affidamento del privato, non essendo quest'ultimo tutelato dall'ordinamento quando si tratta di situazioni contra legem. L'attività sanzionatoria della pubblica amministrazione sull'attività edilizia abusiva è connotata dal carattere vincolato e non discrezionale, in quanto il giudizio di difformità dell'intervento edilizio rispetto al titolo abilitativo rilasciato integra un mero accertamento di fatto, senza che sia necessaria una specifica valutazione delle ragioni di interesse pubblico o una comparazione con gli interessi privati coinvolti, non potendo ammettersi l'esistenza di alcun affidamento tutelabile alla conservazione di una situazione di fatto abusiva, che il tempo non può mai legittimare.