Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24118 del 18 giugno 2012

ECLI:IT:CASS:2012:24118PEN

Massima

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Il reato di diffamazione (artt. 594 e 595 c.p.) richiede che la condotta posta in essere sia oggettivamente idonea a ledere l'integrità morale e la reputazione della persona offesa, svilendone il sentimento di valore di sé o la considerazione di cui gode nella comunità di appartenenza. L'espressione utilizzata, seppur poco felice, non integra gli estremi del reato in quanto non ha una valenza denigratoria, ma rimanda semplicemente alla tendenza della persona a disputare in modo astratto e sottile, senza rilevanza concreta, similmente ad altri termini comunemente usati come "sofista" o "filosofo". Pertanto, la mancanza di offensività della condotta comporta la violazione di legge e l'annullamento della condanna.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI BARI;

nei confronti di:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

2) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS) C/;

avverso la sentenza n. 147/2010 CORTE APPELLO di BARI, del 02/11/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/04/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

udito il P.G. in persona del Do…

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