Il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro, richiesto dall'interessato e inizialmente negato dall'Amministrazione, costituisce un diritto soggettivo dell'individuo che deve essere tutelato dal giudice amministrativo. Tuttavia, qualora l'Amministrazione, nel corso del giudizio, provveda spontaneamente al rilascio del permesso, il ricorso diviene improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse, non essendo il giudice amministrativo legittimato a sostituirsi alla valutazione del ricorrente circa la persistenza dell'interesse all'azione. Ciò anche nel caso in cui il permesso sia stato rilasciato in esecuzione di un provvedimento cautelare, atteso che tale permesso, avendo validità semestrale, risulta comunque privo di effetti al momento della pronuncia definitiva. In tali ipotesi, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso, non potendo procedere d'ufficio né sostituirsi al ricorrente nella valutazione dell'interesse ad agire, essendo tale valutazione rimessa esclusivamente alla parte ricorrente. Le spese di giudizio, in considerazione delle peculiari circostanze del caso, possono essere compensate integralmente tra le parti.