Il provvedimento di rilascio di un'area occupata abusivamente su suolo demaniale marittimo o di proprietà pubblica è legittimo anche in assenza di un preventivo accertamento definitivo della titolarità dell'area, in quanto la realizzazione di un manufatto in assenza di titolo abilitativo su un'area non di proprietà del privato occupante è di per sé sufficiente a giustificare l'adozione del provvedimento di rilascio, a prescindere dalla natura demaniale o pubblica del suolo. Ciò in quanto il solo fatto della realizzazione dell'abuso su suolo pubblico giustifica l'irrogazione della misura di demolizione prevista dall'art. 35 del d.P.R. n. 380/2001, a tutela delle aree demaniali o di proprietà degli enti pubblici, senza che sia necessario accertare l'epoca di realizzazione del manufatto o configurare affidamenti tutelabili alla conservazione di una situazione di illecito permanente, che il tempo non può legittimare. Inoltre, la circostanza che il Comune abbia in passato adottato atti finalizzati alla lottizzazione e cessione a titolo oneroso dell'area, senza poi darvi seguito, non consente di giustificare il permanere dell'occupazione abusiva da parte dei privati, atteso che il mancato completamento della programmata lottizzazione non ha determinato l'acquisto della titolarità dell'area in capo agli occupanti. Infine, il fatto che il Comune abbia avviato un procedimento di revisione delle zone di demanio marittimo ai sensi dell'art. 7, comma 9-septiesdecies, del d.l. n. 78/2015, conv. in l. n. 125/2015, non impedisce l'adozione del provvedimento di rilascio, in quanto tale procedimento non incide sulla posizione giuridica degli occupanti privi di titolo.