Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La partecipazione all'associazione mafiosa si sostanzia nell'"affectio societatis" e nella stabile messa a disposizione della propria opera per i fini dell'organizzazione criminale, a prescindere dalla formale affiliazione. Pertanto, la differenza tra soggetto "affiliato" e soggetto "vicino" al gruppo mafioso non incide sulla valutazione della responsabilità per il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, essendo sufficiente l'accertamento dell'effettiva e stabile adesione agli scopi dell'organizzazione. Inoltre, ai fini del riconoscimento dell'aggravante di cui all'art. 7 L. 203/1991 (c.d. aggravante mafiosa), è sufficiente che l'attività delittuosa sia stata agevolata dall'appartenenza dell'agente a un'associazione mafiosa, anche in assenza di consapevolezza da parte dello stesso della finalità di agevolare l'organizzazione criminale, essendo sufficiente la mera "ignoranza colpevole" in tal senso. Infine, in tema di determinazione della pena nel reato continuato, quando il reato più grave sia stato giudicato con il rito abbreviato, la riduzione ex art. 442 c.p.p. va applicata sulla pena finale determinata dopo l'aumento disposto per i reati satellite, anche se definiti con il rito ordinario.