Il possesso di documenti falsi validi per l'espatrio, quale il permesso di soggiorno contraffatto, integra il reato di cui all'art. 497-bis c.p. (contraffazione) e il reato di cui all'art. 648 c.p. (ricettazione), a prescindere dal luogo di predisposizione del documento, essendo sufficiente il possesso dello stesso nel territorio italiano per la configurabilità di tali reati, in concorso con il reato di cui all'art. 13, comma 13, del D.Lgs. n. 286/1998 (inottemperanza all'ordine di espulsione), accertato nel luogo in cui è avvenuto il controllo. La condizione di procedibilità prevista dall'art. 10 c.p. è integrata dalla commissione di uno dei reati contestati nel territorio italiano, senza che sia necessario accertare il luogo di predisposizione di tutti i documenti falsi rinvenuti in possesso dell'imputato. La Corte di legittimità non può riesaminare nel merito la vicenda processuale, quando la sentenza impugnata presenti una chiara e puntuale coerenza argomentativa, saldamente ancorata alle risultanze processuali, nel rispetto delle regole della logica.