La clausola compromissoria contenuta nello statuto societario, che non preveda la nomina degli arbitri da parte di un soggetto estraneo alla società, è nulla anche nell'ipotesi di arbitrato irrituale, con la conseguenza che la controversia può essere introdotta solo davanti al giudice ordinario. Tale principio, affermato dalla giurisprudenza di legittimità, discende dalla previsione di cui all'art. 34 del d.lgs. n. 5 del 2003, che contempla l'unica ipotesi di clausola compromissoria introducibile negli atti costitutivi delle società, ad eccezione di quelle che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, restando escluso il ricorso in via alternativa od aggiuntiva alla clausola compromissoria di diritto comune prevista dall'art. 808 c.p.c. Pertanto, la clausola compromissoria che non rispetti il requisito della nomina degli arbitri da parte di un soggetto estraneo alla società è nulla, non producendo alcun effetto, con la conseguente competenza del giudice ordinario a conoscere della controversia. Tale principio trova applicazione anche nell'ipotesi di arbitrato irrituale, in quanto la disciplina dettata dall'art. 34 del d.lgs. n. 5 del 2003 è volta a regolare in modo unitario la materia delle clausole compromissorie inserite negli atti costitutivi delle società, a prescindere dalla natura rituale o irrituale dell'arbitrato.