L'attività di coltivazione di una cava, anche se autorizzata in precedenza, è soggetta a una valutazione più stringente in materia di tutela ambientale quando l'ampliamento richiesto è successivo all'entrata in vigore di una normativa regionale più rigorosa in materia, come la legge regionale n. 44/1982. In particolare, l'Amministrazione competente deve verificare attentamente il rispetto delle distanze minime dalla falda freatica e da elementi naturali come la Fossa Murara, al fine di scongiurare pregiudizi all'equilibrio idrogeologico e paesaggistico della zona, anche attraverso l'imposizione di idonee prescrizioni. Il mero diniego dell'autorizzazione all'ampliamento può essere legittimo qualora l'attività estrattiva risulti già oggetto di un intenso sfruttamento protratto nel tempo, in modo da evitare una legittimazione sine die di tale attività in contrasto con le sopravvenute esigenze di tutela ambientale. Il giudice amministrativo, nel valutare la legittimità del provvedimento di diniego, deve limitarsi a verificare la correttezza della motivazione, senza poter sindacare nel merito le valutazioni tecniche discrezionali dell'Amministrazione, salvo i casi di manifesta illogicità o travisamento dei fatti.