Il reato di maltrattamenti in famiglia richiede una condotta abituale e persistente di vessazioni e sofferenze, fisiche o morali, idonea a ledere la personalità della vittima e a imporle un regime di vita persecutorio o umiliante, non essendo sufficiente la mera esistenza di un rapporto parentale o la semplice condivisione di parti comuni dell'edificio. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato, è necessario accertare la ripetitività e la gravità degli episodi aggressivi, la loro idoneità a creare un clima di sopraffazione e la sussistenza di un vincolo affettivo e solidaristico tra autore e vittima, che indebolisca la capacità reattiva di quest'ultima. La valutazione di tali elementi non può prescindere da un'attenta ricostruzione della situazione relazionale e convivenziale tra le parti, anche in presenza di nuclei familiari autonomi.