Il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p. si configura con la stabile e volontaria compenetrazione del soggetto nel tessuto organizzativo del sodalizio criminoso, a prescindere dalla prova di specifiche condotte delittuose attribuibili all'imputato, essendo sufficiente la dimostrazione della sua appartenenza al gruppo. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, se assistite da adeguati riscontri individualizzanti, anche di natura indiretta, possono costituire prova della partecipazione all'associazione, anche in assenza di coincidenza temporale tra i periodi di militanza riferiti dai diversi chiamanti. L'arresto e la detenzione dell'imputato non determinano automaticamente la cessazione del vincolo associativo, che può perdurare anche durante la carcerazione, in assenza di prova positiva dell'allontanamento o della fine dell'associazione. L'aggravante dell'associazione armata ex art. 416-bis, comma 4, c.p. è configurabile sulla base di elementi indiziari, senza necessità di ritrovamento di armi nella disponibilità dell'imputato, essendo sufficiente la prova che il gruppo criminale fosse armato. Il reato di riciclaggio ex art. 648-ter c.p. può concorrere con il reato di intestazione fittizia ex art. 12-quinquies d.l. n. 306/1992, in quanto le due fattispecie perseguono finalità diverse, la prima mirando a far perdere le tracce dell'origine illecita del denaro, la seconda a eludere le disposizioni di legge sulle misure di prevenzione patrimoniale.