Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'appartenenza a un'associazione di tipo mafioso, con ruolo apicale di direzione e coordinamento del sodalizio, può essere desunta da una pluralità di elementi probatori, quali: i) il coinvolgimento dell'imputato in riunioni operative del gruppo criminale, finalizzate a risolvere contrasti interni e a mantenere gli equilibri tra le diverse articolazioni territoriali e internazionali dell'organizzazione; ii) l'assunzione di decisioni rilevanti per la vita del sodalizio e l'impartizione di direttive agli associati sottoposti; iii) lo svolgimento di attività di collegamento e di gestione degli interessi economici, leciti e illeciti, del gruppo in Italia e all'estero; iv) la disponibilità di armi e la consapevolezza della loro detenzione da parte del gruppo; v) il riconoscimento da parte degli altri membri del ruolo di vertice e di autorevolezza dell'imputato all'interno dell'associazione. Tali elementi, valutati nel loro complesso, possono integrare la prova della partecipazione dell'imputato all'associazione mafiosa con un ruolo apicale di direzione e coordinamento, anche in assenza di una pregressa fama criminale o di precedenti penali specifici, in quanto il ruolo di vertice può essere acquisito nel tempo attraverso il consolidamento della posizione all'interno del sodalizio. La motivazione della sentenza deve dare conto in modo logico e adeguato di tali elementi probatori, senza necessità di un'analisi dettagliata di tutte le deduzioni difensive, essendo sufficiente che le stesse siano implicitamente disattese in quanto logicamente incompatibili con la decisione adottata.