Il reato di incendio di cui all'art. 423 c.p. sussiste quando l'evento dannoso presenta una vasta proporzione del fuoco, una potenzialità diffusiva e difficoltà di spegnimento, tali da integrare un concreto pericolo per la pubblica incolumità, a prescindere dalla modesta entità iniziale del fuoco o dalla sua limitata diffusione, essendo sufficiente che le fiamme si siano propagate in modo da interessare più cose o strutture, anche se spente in breve tempo. La volontà dell'agente di provocare un evento distruttivo, e non solo di danneggiare le cose, esclude la possibilità di ricondurre il fatto al reato meno grave di danneggiamento seguito da incendio di cui all'art. 424 c.p. o al semplice danneggiamento di cui all'art. 635 c.p., assorbiti dalla più grave fattispecie di incendio. L'inammissibilità del ricorso per cassazione, che non consente di rilevare d'ufficio l'eventuale estinzione del reato per prescrizione, preclude ogni possibilità di accertare tale causa di estinzione, pur se maturata in data anteriore alla pronuncia della sentenza di secondo grado ma non dedotta né rilevata dal giudice di merito.