Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15146 del 12 aprile 2016

ECLI:IT:CASS:2016:15146PEN

Massima

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Il delitto di ingiuria di cui all'art. 594 c.p. sussiste quando l'espressione utilizzata, valutata secondo un criterio di media convenzionale in relazione alla personalità dell'offeso e dell'offensore nonché al contesto in cui è pronunciata, risulti oggettivamente idonea a ledere la reputazione e il decoro della persona offesa, salvo che non sia riconoscibilmente utilizzata "ioci causa" in un contesto di confidenza. L'elemento soggettivo del reato è integrato dal dolo generico, essendo sufficiente che l'agente abbia consapevolmente fatto uso di parole ed espressioni socialmente interpretabili come offensive, senza necessità di accertare l'animus iniurandi. La valutazione della rilevanza e attendibilità delle fonti di prova, costituendo un giudizio di fatto, è devoluta insindacabilmente ai giudici di merito, la cui motivazione non può essere censurata in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità o contraddittorietà.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G. - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. FIDANZIA Andr - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL 05/09/1957
avverso la sentenza n. 4071/2014 CORTE APPELLO di MILANO, del 15/01/2015;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/01/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FIDANZIA ANDREA;
il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, Dott. BIRITTERI Luigi ha concluso chiedendo la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
Per il ricorrente l'avv. (OMISSIS) ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUT…

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