Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 9133 del 1 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:9133PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condanna penale per i reati di diffamazione e calunnia richiede la prova della colpevolezza dell'imputato oltre ogni ragionevole dubbio, non essendo sufficiente il mero sospetto o la presunzione di paternità delle condotte illecite basata su elementi indiziari, come l'identità della persona offesa, l'analogia di contenuti delle missive o il clima di conflittualità. Pertanto, il giudice è tenuto a valutare con particolare rigore e prudenza la prova, non potendo fondarsi su elementi probatori equivoci o lacunosi, e deve disporre l'acquisizione di ogni mezzo di prova richiesto dalla difesa che risulti decisivo per l'accertamento della verità. Solo in presenza di una ricostruzione completa e coerente dell'accaduto, che escluda ragionevolmente ogni ipotesi alternativa di innocenza, è legittimo affermare la responsabilità penale dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 19/01/2018 della Corte di appello di Lecce, sez. dist. di Taranto;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ROSATI Martino;
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ANGELILLIS Ciro, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
udito il difensore della parte civile (OMISSIS), avv. (OMISSIS) del foro di Taranto, quale sostituto processual…

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