Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'occupazione sine titulo di un bene immobile da parte di un'amministrazione pubblica o del suo concessionario, pur originariamente giustificata da provvedimenti dichiarativi della pubblica utilità e dell'indifferibilità ed urgenza dei lavori, è da ritenersi illecita ab origine qualora venga meno l'efficacia della variante urbanistica e del conseguente vincolo preordinato all'esproprio, nonché della dichiarazione di pubblica utilità e del provvedimento autorizzativo dell'occupazione. In tale ipotesi, l'amministrazione è tenuta a valutare l'applicazione della procedura di acquisizione prevista dall'art. 42-bis del Testo Unico sugli espropri, la quale comporta l'obbligo di corrispondere l'indennizzo per il periodo di occupazione illegittima e per il valore venale del bene, determinato secondo i criteri di legge. Qualora l'amministrazione non disponga l'acquisizione, il proprietario ha diritto alla restituzione del bene e al risarcimento del danno per l'occupazione sine titulo, da quantificarsi in misura pari all'interesse del cinque per cento annuo sul valore venale del bene, tenuto conto delle caratteristiche dello stesso e della sua destinazione urbanistica. La società concessionaria che ha realizzato opere pubbliche sull'area occupata sine titulo non può essere obbligata né all'attivazione della procedura di acquisizione, né alla restituzione del bene e al ripristino dello stato dei luoghi, essendo tali incombenze riservate esclusivamente all'amministrazione competente.