La sussistenza dell'associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di reati di riciclaggio, reati fiscali e prestazione non autorizzata di servizi di pagamento può essere desunta da un complesso di elementi indiziari, quali le cointeressenze tra gli indagati, l'utilizzo di un linguaggio convenzionale proprio del sistema hawala e l'adozione di meccanismi operativi sovrapponibili a tale sistema, anche in assenza di contestazione di specifici reati-fine nei confronti di tutti i partecipi del sodalizio. Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, può ritenersi attuale e concreto in presenza di una spiccata professionalità delinquenziale degli autori, a prescindere dalla previsione di specifiche occasioni future di commissione di ulteriori delitti, essendo sufficiente una prognosi di possibilità di condotte reiterative, fondata sull'analisi delle modalità realizzative della condotta, della personalità dell'indagato e del contesto socio-ambientale. La misura cautelare della custodia in carcere può ritenersi adeguata, in luogo di quella degli arresti domiciliari, anche in assenza di condanne pregresse, in ragione della gravità e pluralità delle condotte contestate e della personalità dell'indagato, che inducono a ritenere probabile l'applicazione di una pena superiore ai tre anni di reclusione e l'inaffidabilità dello stesso al rispetto delle prescrizioni della misura meno afflittiva.