Cassazione penale Sez. V sentenza n. 29799 del 25 luglio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:29799PEN

Massima

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Il diritto di proprietà non può essere esercitato mediante condotte unilateralmente violente e costrittive nei confronti di terzi, anche qualora l'agente ritenga in buona fede di vantare un diritto azionabile. Infatti, il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle persone, di cui all'art. 393 c.p., presuppone che l'agente si attribuisca indebitamente poteri e facoltà spettanti al giudice, mentre nel caso in cui l'agente non possa vantare un diritto azionabile in giudizio, la sua condotta violenta e costrittiva integra gli estremi del reato di violenza privata di cui all'art. 610 c.p., non potendo essere considerata espressione legittima dell'esercizio di un diritto. Pertanto, la pretesa di conseguire il possesso di un bene senza il previo pagamento di una somma dovuta per un lavoro eseguito sul medesimo, mediante comportamenti unilateralmente violenti e costrittivi nei confronti del creditore, integra il reato di violenza privata e non può essere giustificata dall'esercizio del diritto di proprietà, neppure qualora l'agente ritenga in buona fede di vantare tale diritto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - rel. Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BO. GA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 988/2008 CORTE APPELLO di TRIESTE, del 21/10/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 01/06/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. STEFANO PALLA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. CEDRANGOLO Oscar che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Bo. Ga. ricorre, a mezzo del pr…

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