Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni intestati a terzi, ma riconducibili all'indagato/imputato, è legittimo quando ricorrono i seguenti presupposti: 1) Correlazione temporale tra l'acquisizione dei beni da parte del terzo e la commissione del reato da parte dell'indagato/imputato, tale da far presumere l'interposizione fittizia. 2) Stretta parentela tra il terzo e l'indagato/imputato, che giustifica l'ipotesi di interposizione fittizia. 3) Convivenza del terzo con l'indagato/imputato, che dimostra la disponibilità di fatto del bene da parte di quest'ultimo. 4) Sproporzione tra il reddito lecito del terzo e il valore dei beni acquisiti, tale da far presumere l'utilizzo di proventi illeciti dell'indagato/imputato. In tali casi, l'onere probatorio a carico della pubblica accusa si limita a dimostrare l'interposizione fittizia, essendo irrilevante provare la concreta disponibilità del bene da parte dell'indagato/imputato, in quanto tale disponibilità si desume dalla dimostrata interposizione. Spetta invece al terzo fornire la prova positiva dell'utilizzo di redditi leciti per l'acquisto del bene, superando così la presunzione di origine illecita del patrimonio sproporzionato.