Cassazione penale Sez. V sentenza n. 34158 del 12 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:34158PEN

Massima

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La diffamazione commessa attraverso la pubblicazione di messaggi su un social network integra il reato di cui all'art. 595 c.p., anche qualora l'imputato si limiti a commentare un articolo pubblicato dalla persona offesa, senza esprimere direttamente commenti offensivi. La valutazione complessiva degli elementi probatori, quali la corrispondenza tra i contenuti documentati e quanto emerso dalle testimonianze, esclude la possibilità di manipolazione o falsificazione dei fatti da parte della persona offesa, rendendo irrilevanti le generiche contestazioni dell'imputato circa l'assunzione di prove decisive. L'esimente dello stato d'ira di cui all'art. 599 c.p., comma 2, non è applicabile in assenza di una chiara indicazione del fatto ingiusto che avrebbe provocato tale reazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/11/2016 della CORTE APPELLO di PALERMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. GIUSEPPE DE MARZO;
Udito il Procuratore Generale, Dott. Fimiani Pasquale, il quale ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
Udito il difensore della parte civile, Avv. (OMISSIS), il quale si e' riportato alle conclusioni scritte.
RITENUTO IN FATTO
1. Per quanto anc…

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