Cassazione penale Sez. II sentenza n. 31067 del 31 luglio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:31067PEN

Massima

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Il reato di appropriazione indebita si configura quando l'agente, pur essendo a conoscenza che il credito vantato è contestato e quindi non certo, liquido ed esigibile, si appropria di una somma di denaro detenuta in ragione del proprio lavoro, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto. In tal caso, la pendenza di una causa civile relativa al credito contestato non esclude la sussistenza dell'elemento psicologico del reato, atteso che l'agente agisce con la consapevolezza di possedere una cosa mobile altrui e la volontà di commettere gli atti costituenti appropriazione, sapendo di agire senza diritto. La congruità della pena irrogata e il diniego del beneficio della non menzione sono adeguatamente motivati dal giudice di merito sulla base di un corretto esame dei criteri fissati dall'art. 133 c.p., senza che possano essere utilmente dedotte mere doglianze generiche da parte del ricorrente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Antonio - Presidente

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. IASILLO Adria - rel. Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

avvocato (OMISSIS), quale difensore di:

(OMISSIS) (n. il (OMISSIS));

avverso la sentenza della Corte d'appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto, in data 10/02/2011;

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal Consigliere Dott. ((omissis));

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale, Dottor CEDRANGOLO Oscar, il quale ha concluso chiedendo il quale ha conc…

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