Consiglio di Stato sentenza n. 6083 del 2024

ECLI:IT:CDS:2024:6083SENT

Massima

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Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha stabilito che: 1. Le opere realizzate dalla proprietaria/committente, consistenti in aumenti di superficie e di volume rispetto al progetto approvato con la concessione edilizia, non possono essere qualificate come varianti in corso d'opera ai sensi dell'art. 22, comma 2, del D.P.R. n. 380/2001, in quanto tali aumenti non rientrano tra le modifiche che non incidono sui parametri urbanistici e sulle volumetrie. Inoltre, le opere non possono essere considerate meramente provvisorie e destinate alla messa in sicurezza del cantiere, in quanto la loro estensione, i materiali utilizzati e la loro permanenza per diversi anni dalla concessione edilizia dimostrano il loro carattere definitivo. 2. L'ordinanza di demolizione degli abusi edilizi, adottata dal Comune sulla base di un puntuale verbale di sopralluogo, è legittima, in quanto le opere realizzate senza titolo abilitativo necessitavano di autorizzazione paesaggistica ai sensi dell'art. 149 del D.Lgs. n. 42/2004 e non possono essere sanate ai sensi dell'art. 167, comma 4, del medesimo decreto, poiché comportano aumenti di superficie e di volume. 3. Il Comune ha correttamente rigettato l'istanza della proprietaria/committente volta ad ottenere un nuovo permesso di costruire per il completamento del fabbricato e la messa in sicurezza, in quanto le opere erano già state realizzate sine titulo e oggetto del precedente ordine di demolizione. Inoltre, il Comune ha motivato adeguatamente il rigetto sulla base dell'art. 6, comma 4, della L.R. n. 3/1990, che inibisce interventi di trasformazione del territorio sottoposto a vincolo paesistico fino all'adozione del Piano Paesistico esecutivo di ambito. 4. Il lungo arco di tempo trascorso non può far sorgere un affidamento tutelabile, in quanto il privato era a conoscenza degli abusi realizzati e la repressione degli stessi rappresenta un'attività vincolata e doverosa per l'amministrazione. 5. La violazione dell'art. 7 della L. n. 241/1990 lamentata dalla proprietaria/committente non comporta l'annullamento dei provvedimenti impugnati, in quanto si tratta di attività vincolata per cui opera l'art. 21-octies, comma 2, della medesima legge.

Sentenza completa

Pubblicato il 09/07/2024

N. 06083/2024REG.PROV.COLL.

N. 09107/2020 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 9107 del 2020, proposto da
Anna Oliva, rappresentata e difesa dall'avvocato Vincenzo Rosa, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

contro

Comune di Policoro, in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dall'avvocato Francesco Bello, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Basilicata (Sezione Prima) n. 00184/2020, resa tra le parti.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visto l'atto di costituzione in giudizio di…

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