Il Tribunale amministrativo regionale, nell'annullare in parte l'ordinanza di demolizione di un manufatto realizzato in difformità dal progetto oggetto di denuncia di inizio attività (D.I.A.), ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Una volta perfezionato il termine previsto dall'art. 23 del D.P.R. n. 380/2001, le opere oggetto di D.I.A. devono ritenersi legittimamente realizzate, salvo che si tratti di interventi su opere già abusive, il che non ricorre nel caso di specie. L'Amministrazione può intervenire successivamente solo mediante l'esercizio del potere di autotutela, con i limiti e le peculiarità che lo caratterizzano. 2. La struttura realizzata, quanto a ubicazione, sagoma e superficie, non differisce da quella oggetto della D.I.A., pertanto l'Amministrazione non può contestare il mancato rispetto delle distanze, in assenza di esercizio del potere di autotutela. 3. In caso di discordanza tra elaborati architettonici ed esecutivi, prevale quanto risultante da questi ultimi, in quanto maggiormente rappresentativi della reale configurazione dell'opera. 4. Tuttavia, l'eliminazione della tamponatura prevista in progetto, rendendo il locale in questione un unicum con quello destinato a farmacia, comporta un ampliamento non consentito, non potendosi considerare tale locale una mera pertinenza della farmacia. Inoltre, la nozione di locale tecnico, cui è riservata una disciplina derogatoria, deve essere mantenuta entro argini ben precisi, quale locale utilizzato per ospitare impianti. Pertanto, il provvedimento di demolizione è illegittimo solo nei limiti di tali rilievi, dovendosi altrimenti ritenere legittima la contestazione dell'Amministrazione.