La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: La mancata sottoscrizione della cartella di pagamento o dell'intimazione ad adempiere da parte del funzionario competente non comporta l'invalidità dell'atto, la cui esistenza non dipende tanto dall'apposizione del sigillo, del timbro o di una sottoscrizione leggibile, quanto dal fatto che tale elemento sia inequivocabilmente riferibile all'organo amministrativo titolare del potere di emetterlo. Pertanto, la cartella di pagamento o l'intimazione ad adempiere, pur prive di sottoscrizione, sono comunque valide e producono i loro effetti, a meno che il contribuente non alleghi e provi elementi specifici e concreti idonei a confutare la riferibilità dell'atto all'organo emittente. Inoltre, la notifica a mezzo posta elettronica certificata (PEC) della cartella di pagamento o dell'intimazione ad adempiere non richiede necessariamente la firma digitale, essendo sufficiente che l'atto sia inequivocabilmente riferibile all'ente notificatore, anche qualora l'indirizzo PEC utilizzato non risulti presente nei pubblici registri, purché il contribuente non alleghi e provi pregiudizi sostanziali al proprio diritto di difesa derivanti dalla ricezione dell'atto da un indirizzo diverso da quello telematico presente in tali registri. Infine, la notifica a mezzo raccomandata effettuata dall'agente della riscossione, in caso di esito negativo della notifica a mezzo PEC, mediante operatore postale privato in possesso della prescritta licenza individuale, non determina l'invalidità della notificazione, essendo tale ipotesi espressamente prevista dalla normativa applicabile.