Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 29905 del 8 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:29905PEN

Massima

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La partecipazione all'associazione di tipo mafioso ai sensi dell'art. 416-bis c.p. richiede la sussistenza di un rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio, tale da implicare un ruolo dinamico e funzionale nell'esplicazione del quale l'interessato "prende parte" al fenomeno associativo, rimanendo a disposizione dell'ente per il perseguimento dei comuni fini criminosi. Tale condotta partecipativa può essere desunta da indicatori fattuali, quali i comportamenti tenuti nelle pregresse fasi di osservazione e prova, la rituale affiliazione, la commissione di delitti-scopo, e qualsiasi altro comportamento concludente, purché significativo, in quanto idoneo, sotto il profilo logico, ad offrire la sicura dimostrazione della costante permanenza del vincolo, con puntuale riferimento allo specifico periodo temporale considerato dall'imputazione. Non rilevano, invece, le situazioni di mera contiguità o di vicinanza al gruppo criminale, le quali non sono sufficienti nemmeno ad integrare la diversa e meno stringente condizione di "appartenenza" ad un'associazione mafiosa. Il concorso esterno in associazione mafiosa, alternativo alla partecipazione, è integrato dalla condotta dell'imprenditore colluso, tale essendo colui che, pur senza essere inserito nella struttura organizzativa del sodalizio criminale e privo della affectio societatis, instauri con la cosca, su un piano di sostanziale parità e per propria libera scelta, un rapporto volto a conseguire reciproci vantaggi, consistenti, per l'imprenditore, nell'imporsi sul territorio in posizione dominante e, per l'organizzazione mafiosa, nell'ottenere risorse, servizi od utilità. Integra il reato di concorrenza illecita con minaccia o violenza di cui all'art. 513-bis c.p. la condotta connotata da violenza o minaccia, esplicata nell'esercizio di attività commerciali, industriali o produttive, che integra atti di concorrenza sleale ai sensi dell'art. 2598 c.c., ivi compresi i comportamenti volti ad alterare l'ordinario e libero rapportarsi degli operatori in un'economia di mercato, comprese le intese restrittive della libertà di concorrenza e degli abusi di posizione dominante. Tali comportamenti possono essere diretti anche nei confronti di persona diversa dall'imprenditore concorrente, pur se funzionali ed idonei a danneggiare quest'ultimo sul mercato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. AGLIASTRO Mirella - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. ROSATI Martin - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 11/12/2018 del Tribunale di Catanzaro;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ROSATI Martino;
sentite le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. TAMPIERI Luca, che ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso;
udito il difensore, avvocato (OMISSIS) del foro di Lamezia Terme, che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La difesa di (OMISSIS) r…

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