La recidiva nell'occupazione abusiva di suolo pubblico da parte di un esercente di attività di somministrazione di alimenti e bevande, accertata per la seconda volta nel quinquennio successivo alla prima violazione, legittima l'autorità amministrativa competente a disporre, previa diffida, la sospensione dell'attività per un periodo non superiore a tre giorni, ai sensi dell'art. 6 della legge n. 77/1997 e dell'art. 36-bis del regolamento comunale, senza che sia necessario accertare l'inottemperanza alla diffida, atteso che tale condotta consentirebbe al soggetto di sottrarsi alla sanzione reiterando l'occupazione abusiva dopo aver rimosso la stessa a seguito della diffida. L'occupazione di suolo pubblico in eccesso rispetto alla superficie autorizzata, debitamente accertata dalla polizia municipale, integra la fattispecie di recidiva prevista dalla normativa, senza che assumano rilievo eventuali giustificazioni addotte dal titolare dell'esercizio in sede successiva, non rappresentate in sede procedimentale. Il provvedimento di sospensione dell'attività, adottato nel rispetto del principio di proporzionalità, non è pertanto illegittimo.