Cassazione penale Sez. I sentenza n. 2278 del 30 luglio 1990
ECLI:IT:CASS:1990:2278PEN
Massima
Massima ufficiale
L'indizio richiesto dall'art. 273 cod. proc. pen. ai fini della emissione di una misura cautelare non coincide con quello di cui all'art. 192 cpv. stesso codice, indicante i criteri di valutazione della prova logica e indiziaria, in quanto la prima disposizione non richiede anche l'univocità e la convergenza (e quindi la pluralità) dei dati indizianti, bensì - e soltanto - la gravità dell'indizio che implica un concetto quantitativamente e qualitativamente diverso: alla diversità del momento processuale in cui va esperita la valutazione va correlata non solo una diversità di incidenza probatoria, ma soprattutto il rapporto con il tipo di provvedimento giudiziale da emettere. Ed invero, l'esame sulla attendibilità della chiamata in correità, da sottoporre alla verifica soggettiva ed esterna, condiziona unicamente la gravità dell'indizio costituito dalla chiamata del correo, la quale non può essere utilizzata solo in quanto tale, ma necessita, perché basti all'emissione di una misura di coercizione personale, di quelle verifiche che fanno divenire grave l'indizio e che sono indispensabili per superare il principio di non colpevolezza e sacrificare il diritto alla libertà costituzionalmente garantito.
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