Il trasporto di migranti irregolari, in violazione delle norme del Testo Unico sull'immigrazione, integra il delitto di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche qualora l'imputato abbia assunto il ruolo di "nocchiere" senza pagare il prezzo del viaggio, in quanto la scriminante dello stato di necessità non può essere invocata quando il pericolo sia stato volontariamente causato dall'agente. La condotta dell'imputato, accertata sulla base delle sue dichiarazioni confessorie e delle intercettazioni telefoniche che ne hanno confermato il ruolo di traghettatore e il successivo incasso del compenso pattuito, esclude la possibilità di riconoscere un contributo causale di minima importanza ai sensi dell'art. 114 c.p., comma 1, nonché la prevalenza delle attenuanti generiche, essendo il giudizio di prevalenza inibito dalla specifica previsione di cui all'art. 12, comma 3-quater, del Testo Unico sull'immigrazione. La pena inflitta, adeguatamente motivata in relazione alla gravità dei fatti e alla personalità dell'imputato, non può essere ritenuta sproporzionata.