Il giudizio di persistente pericolosità sociale di un soggetto internato in ospedale psichiatrico giudiziario, ai sensi dell'art. 208 c.p., deve essere adeguatamente motivato dal giudice di merito sulla base di un'attenta valutazione dell'evoluzione della personalità e della patologia del soggetto, nonché della necessità di predisporre un idoneo programma terapeutico esterno per garantire un graduale reinserimento sociale, anche in assenza di specifiche previsioni normative, in attuazione dei principi costituzionali e delle indicazioni della Corte Costituzionale in materia di misure di sicurezza per gli infermi di mente. Il giudizio di pericolosità sociale non può essere superato dalla mera considerazione del tempo trascorso in ospedale psichiatrico giudiziario, essendo il termine indicato dalla sentenza per il riesame della pericolosità un mero limite minimo da adattare alle esigenze concrete e ai progressi compiuti dal soggetto. Pertanto, il provvedimento che dispone la proroga della misura di sicurezza in assenza di un adeguato programma terapeutico esterno, sulla base di una motivazione che evidenzi la persistenza di elementi di pericolosità sociale, non è viziato da carenza di motivazione, in quanto espressione di un giudizio logico e ineccepibile del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità salvo i casi di manifesta illogicità o apparenza.