Tribunale Amministrativo Regionale Lazio - Roma sentenza n. 11824 del 2024

ECLI:IT:TARLAZ:2024:11824SENT

Massima

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Il ricorso amministrativo è dichiarato improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse della parte ricorrente, in applicazione del principio dispositivo che informa il processo amministrativo. Il Tribunale Amministrativo Regionale, prendendo atto della rinuncia espressa dalla parte ricorrente, non può che dichiarare l'improcedibilità del ricorso, compensando integralmente le spese di giudizio tra le parti in ragione della definizione in rito della controversia. Tale principio trova applicazione nei casi in cui, nelle more della definizione del giudizio, venga meno l'interesse della parte ricorrente a coltivare le domande proposte, in ossequio al carattere eminentemente privatistico dell'azione amministrativa e al ruolo centrale riconosciuto all'autonomia della volontà della parte nell'ambito del processo amministrativo. La declaratoria di improcedibilità per sopravvenuto difetto di interesse, pertanto, rappresenta una pronuncia di rito che consente al giudice amministrativo di prendere atto del venir meno dell'interesse della parte ricorrente, senza entrare nel merito della controversia, con conseguente compensazione delle spese di giudizio.

Sentenza completa

Pubblicato il 11/06/2024

N. 11824/2024 REG.PROV.COLL.

N. 09835/2019 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Seconda Stralcio)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 9835 del 2019, proposto da
Remigio S.r.l., in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentata e difesa dall'avvocato Andrea Ippoliti, con domicilio digitale come in atti e domicilio eletto in Roma, largo Generale Gonzaga del Vodice 4;

contro

Roma Capitale, in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentata e difesa dall'avvocato Alessandro Rizzo, con domicilio digitale come in atti e domicilio eletto in Roma, via del Tempio di Giove, 21;

per l'annullamento

della nota di Roma Capitale prot. CA/88543 del 30/04/19

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