Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esercizio del proprio sindacato di legittimità sulle deliberazioni comunali impugnate, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Le varianti agli strumenti urbanistici generali, anche se originariamente conformi o adeguati alla legge regionale n. 56 del 1980, sono ammissibili purché rispettino i limiti contenutistici previsti dalla normativa vigente, in particolare dall'art. 20, comma 3, della legge regionale n. 20 del 2001. Tuttavia, l'amministrazione comunale non può introdurre nell'ordinamento giuridico nuove categorie di strumenti di pianificazione dell'assetto del territorio, non previste dalla legge, neppure invocando il principio di autonomia degli enti locali. 2. La subordinazione dei piani attuativi alle previsioni di uno strumento programmatorio atipico, quale il "Programma per il riequilibrio e lo sviluppo urbanistico del territorio" (P.ri.sv.u.t.), introdotto con la variante normativa impugnata, eccede i limiti del potere di pianificazione dell'amministrazione comunale, in quanto tale strumento non trova fondamento nella normativa primaria statale o regionale. 3. Le disposizioni transitorie di salvaguardia, introdotte con l'art. 59-bis delle Norme Tecniche di Attuazione, che sospendono l'approvazione di determinati piani attuativi in assenza di una puntuale ricognizione dell'incidenza spaziale, del contenuto e dell'effettività dei vincoli derivanti dal P.U.T.T./paesaggio e dal P.A.I., eccedono lo scopo tipico delle misure di salvaguardia, volte a evitare la realizzazione di interventi edilizi in specifico contrasto con il P.R.G. adottato. In conclusione, il Tribunale ha annullato, in parte qua, le deliberazioni comunali impugnate, ritenendo illegittime le disposizioni che introducono il P.ri.sv.u.t. e la disciplina transitoria di cui all'art. 59-bis, in quanto in contrasto con i principi di nominatività e tipicità degli atti amministrativi in materia urbanistica.