Il dolo generico, elemento soggettivo del reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, sussiste quando l'agente abbia la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia delle obbligazioni contratte, a prescindere dalla consapevolezza dello stato di insolvenza dell'impresa o dallo scopo di recare pregiudizio ai creditori. La speciale tenuità del danno, ai fini dell'attenuante di cui all'art. 219, comma 3, l. fall., va valutata in relazione all'importo della distrazione e non all'entità del passivo fallimentare, dovendo aversi riguardo alla diminuzione patrimoniale determinata dalla condotta illecita e non a quella prodotta dal fallimento. Pertanto, la sussistenza del dolo generico e l'insussistenza della circostanza attenuante della speciale tenuità del danno sono compatibili con la condanna per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, anche quando le distrazioni contestate, pur non essendo di importo irrilevante, risultino comunque di entità non particolarmente elevata rispetto all'attivo fallimentare complessivo.