L'amministrazione comunale è tenuta a concludere con un provvedimento espresso il procedimento avviato dal privato per l'approvazione di un programma di recupero urbano, anche in presenza di controversie tra i soggetti interessati, verificando la legittimazione del richiedente a subentrare nell'iter amministrativo. Il silenzio serbato dall'amministrazione in violazione del termine di conclusione del procedimento è illegittimo e comporta l'obbligo di adottare un provvedimento espresso entro un termine assegnato, con la possibilità di nomina di un commissario ad acta in caso di ulteriore inerzia. L'interesse pubblico alla realizzazione del programma di recupero urbano e la complessità delle questioni da affrontare non giustificano il perdurare del silenzio dell'amministrazione, la quale è tenuta a dare una risposta chiara e puntuale alle richieste del privato, ricostruendo compiutamente la situazione di fatto e di diritto esistente. La sentenza, nel dichiarare l'illegittimità del silenzio-inadempimento e nell'ordinare all'amministrazione di provvedere entro un termine assegnato, valorizza il principio di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa, sancito dall'art. 97 Cost., e il diritto del privato a ottenere una conclusione espressa del procedimento avviato, in conformità all'art. 2 della legge n. 241/1990.