Il diniego del visto di ingresso per lavoro subordinato emesso dall'Ambasciata italiana nei confronti dello straniero non può essere impugnato dal datore di lavoro italiano che aveva presentato la relativa istanza di nulla osta, in quanto il provvedimento di diniego del visto è lesivo in via diretta ed immediata soltanto della sfera giuridica del richiedente straniero, non essendo ammissibile una sostituzione processuale del datore di lavoro ai sensi dell'art. 81 c.p.c. Il datore di lavoro, infatti, è sprovvisto della legittimazione attiva a impugnare il diniego del visto, in quanto tale provvedimento ha la funzione tipica di consentire l'ingresso dello straniero nel territorio nazionale, e non incide direttamente sulla posizione giuridica del datore di lavoro, il quale resta comunque titolare del nulla osta al lavoro subordinato rilasciato dallo Sportello Unico per l'Immigrazione. Pertanto, il ricorso proposto dal datore di lavoro avverso il diniego del visto deve essere dichiarato inammissibile per difetto di legittimazione attiva.