Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condanna penale fondata su una motivazione non manifestamente illogica o contraddittoria non può essere invalidata in sede di legittimità dalla mera prospettazione di una diversa ricostruzione dei fatti ritenuta più plausibile dalla difesa, in quanto ciò si risolverebbe in una inammissibile rilettura degli elementi di fatto posti a base della decisione. Pertanto, il giudizio di responsabilità penale espresso dai giudici di merito, sulla base di un robusto quadro probatorio, non può essere censurato in Cassazione attraverso la mera deduzione di una diversa valutazione delle prove, in assenza di vizi logici o contraddittorietà della motivazione. Inoltre, l'inosservanza dell'ordine di assunzione delle prove, previsto dall'art. 496 c.p.p., costituisce una mera irregolarità sanabile, in assenza di tempestiva eccezione, e non determina una nullità insanabile. Infine, il reato di ingiuria, per il quale è stata pronunciata condanna, essendo stato successivamente abrogato, deve essere dichiarato estinto per sopravvenuta depenalizzazione, indipendentemente dall'esito del giudizio di legittimità.