Il provvedimento di revoca del curatore fallimentare, adottato dal tribunale e successivamente riformato dalla corte d'appello in sede di reclamo, ha natura amministrativa ed ordinatoria, incidendo solo indirettamente sull'interesse del curatore, il quale pertanto non è legittimato a proporre ricorso per cassazione avverso il decreto della corte d'appello che abbia accolto il reclamo, in quanto la disciplina di cui agli artt. 23, 37 e 38 l. fall. è dettata unicamente a tutela dell'interesse pubblicistico al regolare svolgimento e al buon esito della procedura concorsuale. Il curatore, il fallito o qualunque altro interessato non possono impugnare con ricorso per cassazione il decreto della corte d'appello che si sia pronunciata sul reclamo contro il provvedimento del tribunale di accoglimento o di rigetto dell'istanza di revoca del curatore fallimentare per giustificati motivi, in quanto tale provvedimento ha natura amministrativa ed ordinatoria e non incide su posizioni di diritto soggettivo. Il principio di diritto affermato dalla Corte di Cassazione in materia di inammissibilità del ricorso per cassazione avverso il decreto della corte d'appello che si sia pronunciata sul reclamo contro il provvedimento del tribunale di accoglimento o di rigetto dell'istanza di revoca del curatore fallimentare per giustificati motivi, non può essere derogato in ragione della sola circostanza che il ricorso sia proposto dalla nuova persona del curatore fallimentare, nominato in luogo del precedente, in quanto tale mutamento non determina l'insorgenza di una posizione di diritto soggettivo incisa dalla decisione della corte territoriale, logicamente prevista dall'ordinamento come possibile in conseguenza dell'accoglimento del reclamo ove non si sia ravvisato un irregolare svolgimento della procedura, anche in esito alla sua conclusione.