Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4002 del 29 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:4002PEN

Massima

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Il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico protetto si configura quando l'agente, pur essendo abilitato all'accesso, viola le condizioni e i limiti imposti dal titolare del sistema per delimitarne oggettivamente l'accesso, a prescindere dalle finalità soggettive che hanno motivato l'ingresso. La prova della sussistenza del dolo è desumibile dagli artifizi tecnici necessariamente posti in essere dall'agente per forzare l'accesso, essendo evidente che egli non potesse non essere consapevole di agire contra ius. Il dubbio sulla attribuibilità della condotta criminosa all'imputato deve essere "ragionevole" e non meramente congetturale, basato su ipotesi astratte e improbabili, non essendo sufficiente la mera possibilità teorica che altri soggetti avrebbero potuto approfittare della connessione internet dell'imputato per accedere abusivamente al sistema.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. FUMO Maurizi - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 279/2013 CORTE APPELLO di CALTANISSETTA, del 02/12/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 13/10/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;
Udito il PG in persona del sost. proc. gen. dott. M. Fraticelli che ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza di cui in epigrafe, la CdA di Caltanissetta ha confermato la pronunzia di primo grado, con la quale (OMISSIS…

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